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Campi Flegrei da scoprire: il colombario del Fusaro e la Casina Vanvitelliana – NUOVI SITI DA SCOPRIRE INSIEME

Se ancora non conosci i meravigliosi Campi Flegrei è doveroso dirti che devi assolutamente rimediare!
Si tratta di una vasta area a poca distanza da Napoli, ancora poco conosciuta dal punto di vista turistico, e forse anche per questo così magica e autentica.
Il nome, Campi Flegrei (ovvero campi ardenti) rimanda al fuoco, all’animo vulcanico di questo territorio, noto fin dall’antichità per la sua vivace attività vulcanica.
Il territorio era molto amato dall’imperatore Augusto e dal patriziato romano dell’epoca, che seppe sfruttarne le numerose risorse naturali e commerciali, come i porti, le insenature naturali, l’aria pura, le numerose fonti termali.
Ma cosa resta oggi di questo imponente passato?
Il turista attento potrà scorgerne ancora le impronte, perdendosi tra anfiteatri (anfiteatro Flavio di Pozzuoli), antiche terme (parco archeologico delle terme di Baia), resti di ville imperiali (Parco archeologico del Pausilypon), acropoli (Cuma), cisterne (Piscina Mirabilis e Grotta della Dragonara) e persino antiche strutture funerarie, come il colombario del Fusaro recentemente riaperto al pubblico.

Il colombario del Fusaro

Partiamo dal significato del nome. Che cos’è un colombario?
I colombari erano erano edifici funerari a pianta rettangolare caratterizzati da pareti laterali ritmate da piccoli “loculi” , nicchie nelle quali venivano riposte le ceneri dei proprietari del mausoleo.
La peculiarità del colombario di Bacoli, sta nella particolare pianta circolare con copertura a cupola, caratteristica che lo rende raro nel panorama dell’ediliza funeraria.
Costruito tra il I e il II sec D.C. fu probabilmente edificato in onore della Gens Grania, ricca famiglia puteolana dell’epoca.

La scoperta

La scoperta avveniva già in epoca borbonica, nel 1840, quando Carlo Bonucci, architetto regio, ne dava notizia al re in una lettera dai toni entusiastici.
Successivamente il sito sarebbe caduto nel dimenticatoio, forse oscurato da scoperte archeologiche di maggior pregio e alle quali il sovrano avrebbe guardato con maggior interesse.
Dimenticato nuovamente fino alla seconda guerra mondiale, quando il piccolo sito archeologico sarebbe tornato a farsi notare passando in proprietà al Comune di Bacoli.
Da quel momento in poi lo vedremo riemergere dall’oblio e ritornarci, a fasi alterne, negli anni ’50 ed ancora nel 1979, nell’ambito di progetti di recupero che porteranno alla luce diverse iscrizioni lapidee.

La riapertura

Da marzo 2020, finalmente, torna ad essere fruibile, grazie all’intervento di valorizzazione messo a punto da associazioni locali, con il sostegno dell’Assessorato e del Comune di Bacoli.
Noi di Addovà non potevamo esimerci dal proporvelo, in coppia con la bellissima Casina Vanvitelliana, casetta da favola poggiata sulle calme acque del lago Fusaro.

La Casina Vanvitelliana

Più volte confusa con la casetta della fata Turchina di Pinocchio ( In realtà il film di Comencini fu girato sul Lago di Martignano e Saline di Tarquinia), la casina altro non fu che un dei tanti fortunati rifugi del re Ferdinando IV di Borbone, realizzato per scopi di caccia e di pesca e perché no, per assecondare alcune delle scappattelle amorose del vivace sovrano.
Suggestiva e ferma nel tempo, ancora oggi ci appare come una casetta da sogno, risvegliando in ciascuno antiche fantasie sopite di bambini.
Scopritela insieme a noi, come ogni volta, affamati di scoperta e di novità.
Seguiteci in questo affascinante viaggio alla scoperta della bellezza.

Stefania Russo

Guida Turistica Regione Campania

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